TOSCANA: ABBAZIA DI SAN GALGANO E LA SUA SPADA NELLA ROCCIA
- Alessia Biscia, @valigiainfarinata
- 2 mag
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 28 mag
Testo e immagini a cura di Alessia Biscia, Valigia Infarinata
Se ti capita di esplorare la campagna toscana tra Pisa e Siena, non puoi assolutamente perderti l’Abbazia di San Galgano e la sua spada nella roccia. Io ci sono stata con la mia famiglia, e ti assicuro che è uno di quei posti che riescono a incantare grandi e piccoli allo stesso modo. È un luogo che unisce bellezza architettonica, leggenda e un’atmosfera quasi sospesa nel tempo.
UN PO’ DI STORIA
L’abbazia è un’imponente struttura gotica cistercense costruita tra il 1218 e il 1288.
Accanto all’abbazia si trova una piccola cappella, l’Eremo di Montesiepi, che custodisce una reliquia leggendaria: una spada conficcata nella roccia. Questo oggetto è legato alla figura di Galgano Guidotti, un giovane cavaliere che, abbandonata la vita mondana, decise di dedicarsi a Dio. Secondo la leggenda, Galgano piantò la sua spada in una roccia per simboleggiare il suo rifiuto della violenza. Da qui nacque la venerazione per San Galgano, e, poco dopo la sua morte, il monastero venne edificato per custodirne il ricordo.
Quella stessa spada, ancora oggi incastonata nella pietra, si trova poco distante, nella Rotonda di Montesiepi, raggiungibile in pochi minuti a piedi
L’abbazia, però, ha vissuto anche periodi meno gloriosi: fu colpita da guerre, saccheggi e terremoti. A un certo punto, fu persino spogliata del tetto, lasciando la struttura completamente a cielo aperto. Ma, paradossalmente, è proprio questa sua “rovina” a renderla così affascinante.
COSA ASPETTARSI DURANTE LA VISITA
Appena ci si avvicina, l’abbazia si staglia nel paesaggio verde con un’eleganza quasi surreale. Elegante spicca tra distese di prati, oggi appare come un’imponente rovina senza tetto: le pareti in pietra si stagliano nude contro il cielo, creando un effetto scenografico di grande impatto emotivo. Siamo rimasti molto tempo nel viale, ad osservare estasiati l'abbazia in mezzo al nulla. Nonostante non abbia più il tetto, le pareti e le navate sono perfettamente conservate e trasmettono una sensazione di maestosità. Camminare all’interno, con il cielo sopra la testa, è un’esperienza davvero suggestiva: la chiesa emana un'atmosfera tra il mistico e il sinistro, come se il tempo avesse lasciato impronte di preghiere tra i muri che ancora stanno in piedi.
Una volta visitata l’abbazia, ti consiglio di fare una breve passeggiata (niente di impegnativo, perfetta anche con i bambini) fino alla Rotonda di Montesiepi. Lì troverai la famosa “spada nella roccia”, che molti associano alla leggenda di Re Artù, anche se qui parliamo di una storia tutta toscana. La cappella è piccola, ma ha un’energia molto particolare.
IL LENTO DECLINO E IL TETTO SCOMPARSO
L’abbazia fu realizzata con criteri funzionali ma eleganti: un’architettura gotica essenziale, senza troppi ornamenti, in linea con lo spirito dell’ordine. Pietra grigia, archi slanciati, grandi finestre che lasciavano entrare la luce: ogni dettaglio mirava a creare uno spazio di raccoglimento e armonia.
Ma come si è passati da un centro vitale a un rudere affascinante?
Il declino cominciò lentamente già nel XV secolo, quando i monaci iniziarono a diminuire e la gestione spirituale ed economica del luogo passò in mani esterne, spesso più interessate ai beni che alla vita religiosa. Le guerre, le carestie e le tensioni politiche indebolirono ulteriormente la comunità.
Il colpo di grazia arrivò nel Cinquecento, quando un fulmine colpì il campanile, provocando crolli che danneggiarono gravemente l’intera struttura. Col passare degli anni, il tetto cadde completamente: nessuno lo riparò, e l’edificio venne lasciato a se stesso, esposto alla pioggia, al vento e al tempo.
Quella che un tempo era una chiesa viva e operosa, divenne così una cattedrale di pietra sotto il cielo aperto. Eppure, paradossalmente, proprio questo ha reso l’abbazia ancora più poetica: uno scheletro grandioso che continua a parlare di fede, di storia e di bellezza.
MA SE RE ARTU' FOSSE SAN GALGANO?
Alcuni studiosi e appassionati di storia medievale hanno ipotizzato che la leggenda di Re Artù e la spada nella roccia possa essere stata influenzata dalla figura di San Galgano, o che almeno ci sia una connessione tra le due tradizioni. Ecco i punti chiave di questa teoria:
1. Precedenza temporale di San Galgano
San Galgano visse realmente e morì nel 1181.
La spada nella roccia di Montesiepi è databile a prima delle versioni scritte più famose della leggenda arturiana (come quella di Robert de Boron, circa 1190–1210).
Questo fa pensare che la storia della spada nella roccia potrebbe aver preceduto o influenzato il racconto arturiano, almeno nella sua forma scritta.
2. Somiglianze simboliche forti
Entrambe le storie coinvolgono una spada conficcata nella roccia, un gesto eccezionale che rivela una verità nascosta (la regalità di Artù, la santità di Galgano).
In entrambi i casi, l’oggetto diventa un simbolo di scelta divina e di trasformazione del protagonista.
3. Connessioni culturali tra Francia, Italia e Inghilterra
Durante il XII secolo, ci fu una forte circolazione di idee attraverso pellegrinaggi, ordini monastici e letteratura cortese.
Autori come Robert de Boron, che scrisse la versione della spada nella roccia in ambito arturiano, erano francesi — e la Francia meridionale e l’Italia centrale erano in contatto culturale.
Questo rende plausibile l’ipotesi che la leggenda di Galgano abbia ispirato o arricchito quella arturiana, oppure che entrambe derivino da un archetipo comune europeo.
4. Differenze che indicano adattamenti
In Artù, la spada viene estratta dalla roccia (atto di forza/destino).
In Galgano, la spada viene infilata nella roccia (atto di rinuncia/pace).
Questo potrebbe indicare che la storia fu adattata a seconda del contesto: cavalleresco e politico per Artù, religioso e penitenziale per Galgano.
Sebbene non ci siano prove definitive, la teoria che la storia della spada di San Galgano abbia influenzato la leggenda di Re Artù è considerata plausibile, soprattutto in ambito accademico che studia la diffusione e trasformazione dei miti medievali.
CURIOSITA': HANNO PROVATO A ESTRARRE LA SPADA?
Viene da chiedersi: ma qualcuno ha mai provato a estrarla? La risposta è SI ! e non sono riusciti). Negli anni ’60, alcuni visitatori tentarono di estrarla, danneggiandola. Successivamente, nel 1991, un altro tentativo di estrazione causò la rottura della lama. Per proteggere la spada, ma anche affinché i visitatori possano osservarla in sicurezza, fu quindi installata una cupola protettiva in plexiglas.
INFORMAZIONI PRATICHE E QUALCHE DRITTA UTILE
Come arrivare: L’abbazia si trova nel comune di Chiusdino, a circa 30 km da Siena. L’auto è il mezzo più comodo per arrivarci. C’è un parcheggio gratuito a poca distanza dal sito.
Orari e biglietti: L’ingresso è a pagamento, ma il costo è contenuto. Verifica gli orari sul sito ufficiale o presso gli uffici turistici locali, perché possono variare in base alla stagione.
Cosa portare: Scarpe comode, macchina fotografica, e se ci vai d’estate, acqua e cappello: il sole picchia, e lì intorno non ci sono tantissime zone d’ombra.
Quando andare: La primavera e l’autunno sono perfetti per una visita. Il clima è piacevole e il paesaggio circostante esplode di colori. Anche al tramonto il posto ha un fascino tutto suo.
PERCHE’ VALE IL VIAGGIO
Visitare l’Abbazia di San Galgano non è solo un tuffo nella storia, ma anche un’occasione per rallentare, respirare a pieni polmoni e godersi la bellezza della Toscana più autentica. È un luogo capace di affascinare chi ama l’arte, la spiritualità, la fotografia o semplicemente la bellezza.
Se sei in zona, credimi: vale la pena fare una deviazione. Noi l’abbiamo inserita in una giornata on the road tra borghi e colline, e si è rivelata una delle tappe più memorabili del nostro viaggio.
DOVE MANGIARE NEI DINTORNI
Dopo la visita, sicuramente ti verrà voglia di assaggiare qualcosa di buono (siamo pur sempre in Toscana!). Ecco alcune opzioni testate e approvate da viaggiatori:
Agriturismo Il Mulino delle Pile – Sì, proprio quello del vecchio spot del Mulino Bianco! È vicinissimo all’abbazia e offre piatti tipici toscani in un’atmosfera rilassata, con tavoli all’aperto immersi nel verde. Ideale per una pausa gustosa in famiglia.
Ristorante La Grotta di Tiburzi (Monticiano) – A una decina di minuti d’auto, cucina rustica e porzioni abbondanti. Ottima la bistecca alla fiorentina e i pici al ragù di cinghiale.
Osteria La Capanna – A Chiusdino, un posto semplice ma genuino, con vista panoramica e menù stagionale. Consigliata la zuppa toscana se vai nei mesi più freschi.
Noi in verità non abbiamo mangiato in questi ristoranti perché siamo arrivati nel pomeriggio, il mattino avevamo visitato il Parco Archeologico di Baratti e Populonia (clicca qui per l’articolo dedicato), dove abbiamo fatto un pic-nic in mezzo al bosco mangiando i panini che avevo preparato la mattina.
DOVE DORMIRE (PERCHE’ POTRESTI VOLER RESTARE PIU’ A LUNGO)
La zona merita di essere vissuta con calma, magari abbinando la visita a qualche borgo nei dintorni. Ecco dove potresti dormire bene:
Relais Borgo Santo Pietro (Palazzetto) – Per chi cerca un soggiorno di charme: lusso, spa e ristorante stellato immersi nella campagna toscana.
Agriturismo San Galgano – Praticamente accanto all’abbazia. Camere in stile rustico toscano, piscina e ristorante con piatti tipici. Ottima scelta per chi vuole restare a contatto con la natura.
B&B La Palazzina (Chiusdino) – Una soluzione più economica ma molto accogliente, perfetta per famiglie o coppie in cerca di tranquillità.
Non posso dirvi in prima persona come sono questi hotel perché noi abbiamo dormito nell’abitazione che avevamo affittato a qualche chilometro da Pisa, rimanendo solo alcuni giorno, abbiamo viaggiato di giorno on the road, ma la sera tornavamo alla nostra sistemazione.
CONCLUSIONI
Vi ricordo, se ancora non lo fate, di seguirmi su Instagram o Facebook @valigiainfarinata (vi ringrazio infinitamente).
Vi ringrazio di essere stati con me fino a qui...alla prossima e a presto amici di Valigia Infarinata !
Alessia
Le immagini sono di proprietà di Alessia Biscia, proprietaria di www.aspassoconibambini.com per questo motivo non sono utilizzabili da terzi per alcun motivo.
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